Ha detto B. che Mussolini ha fatto tante cose buone. E lui come fa a saperlo? Secondo me se lo è sognato.
lunedì 28 gennaio 2013
mercoledì 16 gennaio 2013
Il voto dilettevole
Lo so, io non sono mai stato un cittadino comune nel mio rapporto con la politica. Mi ha sempre affascinato, mi è sempre piaciuta, mentre per la gran parte dei cittadini è un male necessario.
Però mi ricordo ancora quanto era bello avere diciotto anni e tre mesi e poter fare la croce sul quel simbolo, disegnato da Guttuso, che pochi mesi dopo sarebbe scomparso dalle schede. Che uno ci faceva la croce sopra e diceva: ah, bene!
Ah, bene! Pensai facendo la croce su l'Ulivo nel '96, perché si sapeva che quella volta toccava a noi, toccava alla sinistra di andare al governo. Finalmente.
Ah, bene! Pensai, e forse mi scappò detto anche a voce alta nel 2006, perché 5 anni di Berlusconi erano stati davvero troppo per il nostro Paese, e si sperava di vincere, nonostante la battuta sull'ICI a tempo scaduto nel dibattito, nonostante l'ennesima promessa da marinaio di B. E poi vincemmo, ma di poco, l'urlo di vittoria ci si strozzò in gola.
Perché quando si da un voto, un voto importante come per le elezioni politiche, tutti vorremmo poter dire: Ah, bene! Col mio voto cambierò l'Italia, la renderò un paese migliore.
E stavolta per me vale anche di più, perché sono anche candidato, e lo sento come un onore, e sento anche il dovere di spiegare alla gente perché votare per il Partito Democratico, mettere idee per convincere la gente, far capire che se governiamo noi sappiamo come fare, sappiamo dove mettere le mani.
Per questo, il dibattito di questi giorni sul voto utile mi rimane sullo stomaco. Ma davvero abbiamo bisogno di agitare lo spettro di Berlusconi per convincere la gente a votare per il Partito Democratico? Davvero dobbiamo chiedere a Ingroia di non presentarsi al Senato in qualche Regione?
Per favore, smettiamola subito. Cominciamo a parlare di programmi, di proposte, di cosa faremo quando saremo al governo. Senza parlare di alleanze, senza parlare di Berlusconi.
Non chiediamo agli italiani di turarsi il naso e di votare per noi. Chiediamo agli italiani di leggere il nostro programma, il curriculum dei nostri candidati e di darci un voto per questo. Dimostriamo che siamo seri ed affidabili, e chiediamo il voto per questo.
Facciamo in modo che, dopo un anno di sospensione dalla politica torni la voglia di politica, che la gente possa entrare in cabina, fare una bella croce sul simbolo del Partito Democratico, e gli scappi detto, a mezza bocca: Ah, bene! E che la gente torni a casa soddisfatta (e magari anche orgogliosa) di averci votato.
Perché il voto al Partito Democratico non sia solo utile, ma anche e soprattutto dilettevole. Ah, bene!
(grazie a Federico Lorussi per la locuzione voto dilettevole)
Però mi ricordo ancora quanto era bello avere diciotto anni e tre mesi e poter fare la croce sul quel simbolo, disegnato da Guttuso, che pochi mesi dopo sarebbe scomparso dalle schede. Che uno ci faceva la croce sopra e diceva: ah, bene!
Ah, bene! Pensai facendo la croce su l'Ulivo nel '96, perché si sapeva che quella volta toccava a noi, toccava alla sinistra di andare al governo. Finalmente.
Ah, bene! Pensai, e forse mi scappò detto anche a voce alta nel 2006, perché 5 anni di Berlusconi erano stati davvero troppo per il nostro Paese, e si sperava di vincere, nonostante la battuta sull'ICI a tempo scaduto nel dibattito, nonostante l'ennesima promessa da marinaio di B. E poi vincemmo, ma di poco, l'urlo di vittoria ci si strozzò in gola.
Perché quando si da un voto, un voto importante come per le elezioni politiche, tutti vorremmo poter dire: Ah, bene! Col mio voto cambierò l'Italia, la renderò un paese migliore.
E stavolta per me vale anche di più, perché sono anche candidato, e lo sento come un onore, e sento anche il dovere di spiegare alla gente perché votare per il Partito Democratico, mettere idee per convincere la gente, far capire che se governiamo noi sappiamo come fare, sappiamo dove mettere le mani.
Per questo, il dibattito di questi giorni sul voto utile mi rimane sullo stomaco. Ma davvero abbiamo bisogno di agitare lo spettro di Berlusconi per convincere la gente a votare per il Partito Democratico? Davvero dobbiamo chiedere a Ingroia di non presentarsi al Senato in qualche Regione?
Per favore, smettiamola subito. Cominciamo a parlare di programmi, di proposte, di cosa faremo quando saremo al governo. Senza parlare di alleanze, senza parlare di Berlusconi.
Non chiediamo agli italiani di turarsi il naso e di votare per noi. Chiediamo agli italiani di leggere il nostro programma, il curriculum dei nostri candidati e di darci un voto per questo. Dimostriamo che siamo seri ed affidabili, e chiediamo il voto per questo.
Facciamo in modo che, dopo un anno di sospensione dalla politica torni la voglia di politica, che la gente possa entrare in cabina, fare una bella croce sul simbolo del Partito Democratico, e gli scappi detto, a mezza bocca: Ah, bene! E che la gente torni a casa soddisfatta (e magari anche orgogliosa) di averci votato.
Perché il voto al Partito Democratico non sia solo utile, ma anche e soprattutto dilettevole. Ah, bene!
(grazie a Federico Lorussi per la locuzione voto dilettevole)
sabato 5 gennaio 2013
Chi candida il Partito Democratico della Toscana al parlamento
Chi mi conosce sa che quando vado alle segreterie regionali e alle direzioni regionali del PD della Toscana sono solito mandare un report agli interessati. Se vi interessa, scrivetemi.
Stavolta la direzione regionale era particolarmente interessante, perché doveva deliberare, sulla base del regolamento nazionale, le candidature del PD da inserire nelle liste bloccate del parlamento.
Allora, rimandando alla mail per chi vuole saperne di più, metto qui le principali conclusioni, perché ritengo debbano essere cosa pubblica.
In Toscana il PD candiderà 38 persone alla Camera dei Deputati, 18 al Senato della Repubblica.
Di questi saranno eletti 8-10 senatori e 20-27 deputati. Saranno eletti quelli ai posti più alti della lista.
Il PD nazionale deciderà martedi prossimo, 8 gennaio, la ripartizione dei vincitori alle primarie tra Camera e Senato. In aggiunta il PD nazionale, su proposta di Bersani, inserirà nei primi posti delle liste 9 persone (presumibilmente sei alla Camera e tre al Senato) che andranno in Parlamento senza fare le primarie. Perlopiù queste persone dovrebbero essere esponenti della società civile e del mondo delle professioni, ma si capisce che ci saranno anche dei "politici". Questi nove saranno sicuramente eletti e su questi il PD della Toscana non può fare proposte, almeno ufficialmente. Quindi i nome di questi nove si possono solo leggere sulle indiscrezioni di stampa. L'unica cosa in più che vi posso dire è che dovrebbe esserci Manciulli, segretario regionale del PD, e che molti temono che ci siano anche esponenti del PSI. Pare infatti che il PSI non presenterà liste proprie alle elezioni.
Detto questo, ecco la lista dei candidati del PD della Toscana alle prossime elezioni. Tenete conto che i primi 20 in lista saranno sicuramente eletti, insieme ai 9 nominati dal PD nazionale, che tra il 21 e il 24 saranno molto probabilmente eletti, tra il 25 e il 28 saranno eletti se il PD vince alla grande, e che gli altri saranno candidati, faranno campagna per far vincere li PD ma poi rimarrano a casa. Se il PD non prende il 100%, ovvio.
Stavolta la direzione regionale era particolarmente interessante, perché doveva deliberare, sulla base del regolamento nazionale, le candidature del PD da inserire nelle liste bloccate del parlamento.
Allora, rimandando alla mail per chi vuole saperne di più, metto qui le principali conclusioni, perché ritengo debbano essere cosa pubblica.
In Toscana il PD candiderà 38 persone alla Camera dei Deputati, 18 al Senato della Repubblica.
Di questi saranno eletti 8-10 senatori e 20-27 deputati. Saranno eletti quelli ai posti più alti della lista.
Il PD nazionale deciderà martedi prossimo, 8 gennaio, la ripartizione dei vincitori alle primarie tra Camera e Senato. In aggiunta il PD nazionale, su proposta di Bersani, inserirà nei primi posti delle liste 9 persone (presumibilmente sei alla Camera e tre al Senato) che andranno in Parlamento senza fare le primarie. Perlopiù queste persone dovrebbero essere esponenti della società civile e del mondo delle professioni, ma si capisce che ci saranno anche dei "politici". Questi nove saranno sicuramente eletti e su questi il PD della Toscana non può fare proposte, almeno ufficialmente. Quindi i nome di questi nove si possono solo leggere sulle indiscrezioni di stampa. L'unica cosa in più che vi posso dire è che dovrebbe esserci Manciulli, segretario regionale del PD, e che molti temono che ci siano anche esponenti del PSI. Pare infatti che il PSI non presenterà liste proprie alle elezioni.
Detto questo, ecco la lista dei candidati del PD della Toscana alle prossime elezioni. Tenete conto che i primi 20 in lista saranno sicuramente eletti, insieme ai 9 nominati dal PD nazionale, che tra il 21 e il 24 saranno molto probabilmente eletti, tra il 25 e il 28 saranno eletti se il PD vince alla grande, e che gli altri saranno candidati, faranno campagna per far vincere li PD ma poi rimarrano a casa. Se il PD non prende il 100%, ovvio.
1 Firenze Elisa
Simoni
2 Pisa Maria
Grazia Gatti
3 Arezzo Marco
Donati
4 Siena Susanna
Cenni
5 Firenze Dario
Nardella
6 Livorno Maria
Grazia Rocchi
7 Pistoia Caterina
Bini
8 Prato Matteo
Biffoni
9 Empolese Dario
Parrini
10 Grosseto Luca
Sani
11 Firenze Rosa
Maria Di Giorgi
12 Lucca Andrea Marcucci
13 Massa Andrea
Rigoni
14 Pisa Paolo
Fontanelli
15 Firenze Filippo
Fossati
16 Versilia Manuela
Granaiola
17 Arezzo Donatella
Mattesini
18 Siena Luigi
Dallai
19 Firenze David
Ermini
20 Livorno Marco
Filippi
21 Val di Cornia Silvia
Velo
22 Pistoia Edoardo
Fanucci
23 Pisa Federico
Gelli
24 Firenze Tea
Albini
25 Prato Ilaria
Santi
26 Firenze Lorenzo
Becattini
27 Empolese Caterina
Cappelli
28 Grosseto Marco
Simiani
29 Arezzo Marco
Meacci
30 Siena Alessandro
Starnini
31 Firenze Rosa
De Pasquale
32 Pisa Ylenia
Zambito
33 Lucca Maria
Stella Adami
34 Livorno Valentina
Costagli
35 Massa Barbara
Maffei
36 Firenze Giacomo
Billi
37 Pistoia Beatrice
Chelli
38 Firenze Achille
Passoni
39 Arezzo Katia
Faleppi
40 Prato Silvia
Bocci
41 Pisa Samuele
Agostini
42 Siena Paolo
Rappuoli
43 Firenze Vittoria
Franco
44 Livorno Elis
Bufalini
45 Empolese Rosanna
Mori
46 Grosseto Giovanna
Longo
47 Versilia Michele
Silicani
Le primarie del PD a bocce ferme
In ordine sparso, metto alcune considerazioni sulle primarie per i parlamentari che si sono svolte qualche giorno fa.
Qui potete vedere i risultati per la provincia di Pisa. Dei sette candidati, i primi tre saranno messi in lista in posizioni eleggibili, quarta e quinto saranno in lista ma non saranno eletti (a meno che il PD non prenda il 70% dei voti, cosa che tutti ci auguriamo), gli ultimi due non saranno in lista.
Per quello che mi riguarda, io sono arrivato quinto e quindi sarò uno dei candidati del PD, ma non andrò in Parlamento.
Credo che la prima cosa da dire sia la verità: non dirò, seguendo l'esempio di Bersani, ho non vinto. Dirò chiaramente che ho perso. Perché la prima cosa che non ho mai sopportato in politica, è la manipolazione dei risultati a propri fini.
Hanno vinto chiaramente Maria Grazia Gatti e Paolo Fontanelli, Federico Gelli deve essere annoverato tra i vincitori perché si è preso l'ultimo posto utile. Hanno perso tutti gli altri.
La premiata ditta Gatti - Fontanelli ha vinto per una serie di ragioni, la prima delle quali è stata una forte militarizzazione del voto, soprattutto con il braccio armato dello SPI-CGIL, che ha avuto buon gioco visto il numero di votanti basso.
Per quanto mi riguarda il bilancio delle primarie è comunque positivo. Prima di tutto perché, come dice Miro, "s'è perso, ma se gio'ato dimorto bene", e poi perché, in politica come nella vita, l'importante è provarci. Certo, riuscire è meglio. Però le condizioni oggettive di queste primarie forse non consentivano di fare di più, di catturare e motivare il voto di opinione, che era il solo che poteva contribuire a sorprese clamorose.
Sono contento perché, dopo aver fatto parte del drappello che in assemblea nazionale del PD insisteva per avere le primarie per i parlamentari, averle ottenute era già un risultato. Sono contento perché in tre giorni sotto le feste, la squadra che si è creata intorno alla mia possibile candidatura ha raccolto molte firme in più delle 308 necessarie, perché abbiamo dimostrato che in provincia di Pisa c'è una parte di PD, che fa riferimento alle idee di Prossima Italia, che non è marginale, anzi è una forza che, al di là dei numeri, è capace di fare politica in modo diverso, di indicare una chiara alternativa all'apparato chiuso nelle sue stanze, e può costituire il nucleo di aggregazione di tutti coloro che, a sinistra, vogliono un profondo rinnovamento della politica.
Sono contento perché, senza la mia candidatura, nessuno avrebbe parlato dei quattro temi che mi stanno più a cuore: istruzione, formazione e ricerca; politica con meno costi e più servizi; territorio e ambiente; stato sociale inclusivo, per tutti.
Sono contento perché sarò candidato del Partito Democratico, e potrò fare campagna elettorale sollevando questi temi. Sono contento a maggior ragione perché una personalità come Maria Chiara Carrozza, direttore della Scuola Sant'Anna di Pisa, sarà inserita nella testa della lista del PD, e potrà andare in Parlamento, con più competenze di me, a difendere il ruolo della ricerca in questo paese.
Sono contento perché la candidatura al Parlamento è stata vissuta, da parte mia e di chi l'ha voluta e sostenuta, come una candidatura di semina. Il primo raccolto è stato buono ma non sufficiente, ma il mondo non finisce oggi.
Sono contento perché le idee che ho aggregato, e che già facevano parte del patrimonio del gruppo pisano di Prossima Italia, contribuiscono a fare del PD un partito migliore, più aperto alla società. E più appetibile all'elettorato. E quindi spero di poter contribuire al successo del PD alle elezioni politiche, perché questo Paese ha bisogno di essere governato da sinistra.
Infine un po' di "spigolature". Che vanno considerate, senza alcuna volontà polemica, ma come elemento di riflessione.
Il PD pisano si è dimostrato uno dei più chiusi a livello toscano e nazionale: molte persone che ho incontrato mi hanno detto: ti voto, ma non ti posso far campagna, perché "da Pisa" dicono di votare Gatti e Fontanelli, perché "la Federazione" dice di votare Gatti e Fontanelli. Mi piacerebbe sapere chi è questo "da Pisa" o chi sia "la Federazione", perché non ho trovato nessun documento in cui si dice che la federazione prende parte.
Arrivato in federazione ho visto pancali con almeno 50.000 volantini di Gatti e Fontanelli. Le regole delle primarie non consentivano di farsi pubblicità sui giornali, ma niente prevedevano per il materiale stampato. Io ho stampato 1000 volantini grazie all'autotassazione di una decina di noi. Mi piacerebbe sapere perché 50000 volantini di due candidati erano distribuiti come se fossero materiale di tutto il partito, e non una cosa di parte, mi piacerebbe sapere chi ha pagato questo materiale: perché se l'ha pagato il PD, vuol dire che c'è qualcosa che non va, se l'hanno pagato i parlamentari uscenti, di tasca loro, allora vuol dire che davvero i parlamentari guadagnano troppo.
Oltre ai volantini ci sono anche gli SMS, ben oltre il limite della correttezza. In particolare quelli del vicesegretario nazionale che ha avuto accesso al database degli iscritti. Vota la tizia X e il tizio Y. E.Letta. Peccato che alla fine, la tizia X non sarà E-letta, e il tizio Y non sarà E-letto. A meno di giochi di prestigio a livello nazionale, nei quali a dire il vero E. Letta è molto bravo...
Le regole si rispettano e avere le primarie per i parlamentari è stato di per se un grande risultato, che ha prodotto un grande rinnovamento dei gruppi parlamentari. Detto questo è evidente che, una volta deciso di "concedere" le primarie per i parlamentari, come un riflesso pavloviano, chi comanda a Roma ha fatto di tutto per limitare l'effetto di apertura delle primarie: candidarsi era quasi impossibile (con 300-500 firme di iscritti PD da raccogliere in 3 giorni), lo spazio per la campagna elettorale era ridotto, la data scelta molto infelice. Tutto è stato studiato per limitare la partecipazione al voto a una fascia di elettorato PD più militante, mentre è stata volutamente disincentivata la partecipazione del voto di opinione. A Pisa siamo passati da 42000 votanti alle primarie per il premier, a 12000 votanti alle primarie per i parlamentari. Però alle elezioni vere noi dobbiamo raccogliere quanti più voti possibile, e quindi coinvolgere più elettori possibile nelle nostre scelte sarebbe stato importante. Sarebbe bastato, per dire, votare il 13 gennaio, oppure oggi o domani. Così come è stato negativo il fatto di non aver riaperto, nemmeno per due-tre giorni, l'albo degli elettori e non dare la possibilità a chi lo voleva di iscriversi per poter votare.
Così, se vota poca gente, qualcuno ancora sotto choc per i troppi voti presi da Renzi, può affermare che "le cose sono tornate a posto". Io credo che tutti i candidati alle primarie dovrebbero partire avendo ben chiaro in testa che: a) le primarie non si perdono mai; b) le cose tornano a posto quando vota tanta gente.
Qui potete vedere i risultati per la provincia di Pisa. Dei sette candidati, i primi tre saranno messi in lista in posizioni eleggibili, quarta e quinto saranno in lista ma non saranno eletti (a meno che il PD non prenda il 70% dei voti, cosa che tutti ci auguriamo), gli ultimi due non saranno in lista.
Per quello che mi riguarda, io sono arrivato quinto e quindi sarò uno dei candidati del PD, ma non andrò in Parlamento.
Credo che la prima cosa da dire sia la verità: non dirò, seguendo l'esempio di Bersani, ho non vinto. Dirò chiaramente che ho perso. Perché la prima cosa che non ho mai sopportato in politica, è la manipolazione dei risultati a propri fini.
Hanno vinto chiaramente Maria Grazia Gatti e Paolo Fontanelli, Federico Gelli deve essere annoverato tra i vincitori perché si è preso l'ultimo posto utile. Hanno perso tutti gli altri.
La premiata ditta Gatti - Fontanelli ha vinto per una serie di ragioni, la prima delle quali è stata una forte militarizzazione del voto, soprattutto con il braccio armato dello SPI-CGIL, che ha avuto buon gioco visto il numero di votanti basso.
Per quanto mi riguarda il bilancio delle primarie è comunque positivo. Prima di tutto perché, come dice Miro, "s'è perso, ma se gio'ato dimorto bene", e poi perché, in politica come nella vita, l'importante è provarci. Certo, riuscire è meglio. Però le condizioni oggettive di queste primarie forse non consentivano di fare di più, di catturare e motivare il voto di opinione, che era il solo che poteva contribuire a sorprese clamorose.
Sono contento perché, dopo aver fatto parte del drappello che in assemblea nazionale del PD insisteva per avere le primarie per i parlamentari, averle ottenute era già un risultato. Sono contento perché in tre giorni sotto le feste, la squadra che si è creata intorno alla mia possibile candidatura ha raccolto molte firme in più delle 308 necessarie, perché abbiamo dimostrato che in provincia di Pisa c'è una parte di PD, che fa riferimento alle idee di Prossima Italia, che non è marginale, anzi è una forza che, al di là dei numeri, è capace di fare politica in modo diverso, di indicare una chiara alternativa all'apparato chiuso nelle sue stanze, e può costituire il nucleo di aggregazione di tutti coloro che, a sinistra, vogliono un profondo rinnovamento della politica.
Sono contento perché, senza la mia candidatura, nessuno avrebbe parlato dei quattro temi che mi stanno più a cuore: istruzione, formazione e ricerca; politica con meno costi e più servizi; territorio e ambiente; stato sociale inclusivo, per tutti.
Sono contento perché sarò candidato del Partito Democratico, e potrò fare campagna elettorale sollevando questi temi. Sono contento a maggior ragione perché una personalità come Maria Chiara Carrozza, direttore della Scuola Sant'Anna di Pisa, sarà inserita nella testa della lista del PD, e potrà andare in Parlamento, con più competenze di me, a difendere il ruolo della ricerca in questo paese.
Sono contento perché la candidatura al Parlamento è stata vissuta, da parte mia e di chi l'ha voluta e sostenuta, come una candidatura di semina. Il primo raccolto è stato buono ma non sufficiente, ma il mondo non finisce oggi.
Sono contento perché le idee che ho aggregato, e che già facevano parte del patrimonio del gruppo pisano di Prossima Italia, contribuiscono a fare del PD un partito migliore, più aperto alla società. E più appetibile all'elettorato. E quindi spero di poter contribuire al successo del PD alle elezioni politiche, perché questo Paese ha bisogno di essere governato da sinistra.
Infine un po' di "spigolature". Che vanno considerate, senza alcuna volontà polemica, ma come elemento di riflessione.
Il PD pisano si è dimostrato uno dei più chiusi a livello toscano e nazionale: molte persone che ho incontrato mi hanno detto: ti voto, ma non ti posso far campagna, perché "da Pisa" dicono di votare Gatti e Fontanelli, perché "la Federazione" dice di votare Gatti e Fontanelli. Mi piacerebbe sapere chi è questo "da Pisa" o chi sia "la Federazione", perché non ho trovato nessun documento in cui si dice che la federazione prende parte.
Arrivato in federazione ho visto pancali con almeno 50.000 volantini di Gatti e Fontanelli. Le regole delle primarie non consentivano di farsi pubblicità sui giornali, ma niente prevedevano per il materiale stampato. Io ho stampato 1000 volantini grazie all'autotassazione di una decina di noi. Mi piacerebbe sapere perché 50000 volantini di due candidati erano distribuiti come se fossero materiale di tutto il partito, e non una cosa di parte, mi piacerebbe sapere chi ha pagato questo materiale: perché se l'ha pagato il PD, vuol dire che c'è qualcosa che non va, se l'hanno pagato i parlamentari uscenti, di tasca loro, allora vuol dire che davvero i parlamentari guadagnano troppo.
Oltre ai volantini ci sono anche gli SMS, ben oltre il limite della correttezza. In particolare quelli del vicesegretario nazionale che ha avuto accesso al database degli iscritti. Vota la tizia X e il tizio Y. E.Letta. Peccato che alla fine, la tizia X non sarà E-letta, e il tizio Y non sarà E-letto. A meno di giochi di prestigio a livello nazionale, nei quali a dire il vero E. Letta è molto bravo...
Le regole si rispettano e avere le primarie per i parlamentari è stato di per se un grande risultato, che ha prodotto un grande rinnovamento dei gruppi parlamentari. Detto questo è evidente che, una volta deciso di "concedere" le primarie per i parlamentari, come un riflesso pavloviano, chi comanda a Roma ha fatto di tutto per limitare l'effetto di apertura delle primarie: candidarsi era quasi impossibile (con 300-500 firme di iscritti PD da raccogliere in 3 giorni), lo spazio per la campagna elettorale era ridotto, la data scelta molto infelice. Tutto è stato studiato per limitare la partecipazione al voto a una fascia di elettorato PD più militante, mentre è stata volutamente disincentivata la partecipazione del voto di opinione. A Pisa siamo passati da 42000 votanti alle primarie per il premier, a 12000 votanti alle primarie per i parlamentari. Però alle elezioni vere noi dobbiamo raccogliere quanti più voti possibile, e quindi coinvolgere più elettori possibile nelle nostre scelte sarebbe stato importante. Sarebbe bastato, per dire, votare il 13 gennaio, oppure oggi o domani. Così come è stato negativo il fatto di non aver riaperto, nemmeno per due-tre giorni, l'albo degli elettori e non dare la possibilità a chi lo voleva di iscriversi per poter votare.
Così, se vota poca gente, qualcuno ancora sotto choc per i troppi voti presi da Renzi, può affermare che "le cose sono tornate a posto". Io credo che tutti i candidati alle primarie dovrebbero partire avendo ben chiaro in testa che: a) le primarie non si perdono mai; b) le cose tornano a posto quando vota tanta gente.
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