sabato 29 ottobre 2011

La stoffa del leader

Il botta e risposta tra Bersani e Renzi ha definitivamente chiarito chi ha la stoffa per guidare il PD.
Pippo Civati.

venerdì 28 ottobre 2011

Il più grande spettacolo (dopo il Big Bang?) è l'accrescimento

Non è solo questione di contenuti, è anche questione di stile.
Sono di parte, ma per me non c'è proprio confronto tra Il Nostro Tempo di Civati & Serracchiani e il Big Bang di Renzi.
Prima di tutto perché Il Nostro Tempo non era solo di Civati e Serracchiani, ma era un po' di tutti noi che eravamo lì, mentre Renzi prepara il suo one man show. Poi perché a Bologna siamo andati tutti per portare un'idea, confrontarla, e siamo usciti con proposte concrete, mentre da Renzi si sentono solo battute semplicistiche e demagogiche.

Cosa sarà il Big Bang di Renzi? Una gara a chi la spara più grossa, per avere il più alto risalto mediatico possibile: una vampata che farà brillare il cielo e poi chi s'è visto s'è visto. "Bene o male, purché se ne parli". Ma dopo?

Renzi vorrebbe davvero fare il Big Bang: un grande lampo che distrugge tutto quello che c'era prima, e che però disperde tutto nell'universo. In una parola: un sacco di energia sprecata.

Da sempre alla parola rottamatori preferisco la parola costruttori. Vogliamo metterla sull'astronomia?
Al Big Bang, preferisco l'accrescimento, ovvero quello che succede dopo, quando l'energia e la materia disperse cominciano a radunarsi.

L'accrescimento non è spettacolare, non si consuma in un istante, però è inesorabile. Non disperde, non distrugge, ma aggrega. E, come trovate spiegato benissimo qui (dal minuto 13 al minuto 16, se vi va) l'accrescimento non si può fare quando si scontrano due masse che viaggiano in direzioni opposte o perpendicolari: in quel modo si distrugge tutto.
C'è bisogno di una massa più grande che attragga il resto, e due masse, per unirsi, devono impattare piano piano, dopo aver fatto un pezzo di strada insieme, con le orbite vicine vicine.
In questo modo si formano i pianeti: unendosi, mescolandosi, fondendosi.
E in questo modo si formano anche le stelle, che dopo aver inglobato tutta questa energia cominciano a brillare di luce propria.

Pensateci un po', non è quello che noi "costruttori" stiamo cercando di fare? Quello che tutto il PD e il centrosinistra dovrebbero fare?
Niente clamore, niente personalismi, avvicinarsi, conoscersi, condividere le idee, contaminarsi. E poi viene il bello: fondersi, amalgamarsi, crescere sempre di più, e produrre energia, invece che disperderla.

Caro Renzi, in bocca al lupo per il tuo Big Bang, ma noi preferiamo un'altra cosa: l'accrescimento. Perché brillare per un istante non ci interessa, ma costruire il futuro sì.

mercoledì 26 ottobre 2011

Nessuno tocchi le pensioni (specie quella di mia moglie)

Eh, sì, la Signora Manuela Marroni in Bossi, mentre insegna alla scuola privata Bosina, cui sono stati generosamente elargiti 800.000 Euro dalla finanziaria 2010, riceve anche una modesta pensione dalla tenera età di 39 anni.
D'altra parte la pensione le serve perché, come disse la Santanché, Bossi è malato.
Anzi, ora che ci ripenso, oltre alla pensione per la moglie, forse dovrebbero chiedere anche l'accompagnamento per il marito.

martedì 25 ottobre 2011

Ad personam? No

L'Italia dei Valori accusa B. di prepararsi un'altra legge ad personam.
Il provvedimento riguarda l'eredità.
In questo caso mi sento di difendere il nostro Premier: è già molto ricco, perché dovrebbe preoccuparsi di quanto erediterà dai suoi figli quando moriranno?

lunedì 24 ottobre 2011

S.B., capitano della nave Italia

E il capitano disse al mozzo di bordo
"Giovanotto, io non vedo niente.
C'è solo un pò di nebbia che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente".



Torto e più torto

Non avevo ancora fatto in tempo a realizzare che ero tornato a casa, da Bologna, con retrogusto persistente di buone sensazioni, che mi imbatto su La7, nel dibattito tra Renzi e Cofferati.
Che dire?
1) Se proprio si doveva parlare di PD, l'evento all'ordine del giorno era Il Nostro Tempo, e quindi forse sarebbe stato opportuno invitare Pippo Civati o Debora Serracchiani, insieme a un vecchio notabile.
2) L'esposizione mediatica di Renzi è sempre più sospetta.
3) Mi ci sta bene: in TV si devono guardare solo sport, film e telefilm.

A parte questo, secondo voi chi aveva ragione?
Secondo me, uno aveva torto, l'altro aveva più torto.

Nel PD, nel paese, c'è bisogno di costruttori, ne sono sempre più convinto.

domenica 23 ottobre 2011

Costruttori

Da rottamatori a costruttori, così Repubblica.
Non è per vantarmi, anzi è proprio per vantarmi, ma ho trovato le prove: sono stato il primo a dirlo :-)
Se non ci credete, andate verso 3'30''

Si è sempre fatto così. E allora?

"Noi siamo quelli che non vogliono più che si faccia così."
Pippo Civati riassume in una frase due giorni molto intensi.

Le tasse sono bellissime

E soprattutto sono giuste, sono necessarie.
Una volta ero a cena con un piccolo imprenditore che si vantava di evadere. Con la mia classica diplomazia gli dissi che fosse per me, non potrebbe guidare la sua macchina sulle nostre strade, né curarsi nei nostri ospedali.

Tutti gli evasori, tutti i giorni, dovrebbero pensare a quante cose non potrebbero fare se non ci fosse chi paga al posto loro. E tutti i dipendenti pubblici, come me, quando pagano il ristorante, la parrucchiera o il muratore senza farsi fare la ricevuta, dovrebbero riflettere sull'origine dei soldi che puntualmente arrivano ogni mese in busta paga; e invece spesso si limitano a lamentarsi che le tasse le pagano solo loro.

E poi certo, come ci spiegano benissimo Ernesto Ruffini e Filippo Taddei, le tasse sono più belle e più giuste se pagarle è più semplice e se si spostano il più possibile dal lavoro alla rendita.

sabato 22 ottobre 2011

Il cappello

Bene, tutto procede alla grande a Il Nostro Tempo.
Tra l'altro, applausi scroscianti per Zingaretti ed Errani.
Pippo Civati chiosa: "manca solo Bersani. Segretario, fino alle 14 domani siamo qui. La aspettiamo".

E noi, ovviamente speriamo che venga. Se verrà, ve lo anticipo, salterò sul palco e gli metterò in mano un cappello.

Perché a noi non dispiacerebbe se il segretario venisse qui a mettere il cappello, come non ci sarebbe dispiaciuto se l'avesse messo sulle firme contro il porcellum, come non ci dispiacerà se lo metterà su tutti i movimenti d'opposizione spontanea e popolare che nascono in questo paese. Metta pure il cappello, segretario, ché il popolo del PD, del centrosinistra non aspetta altro. Ed è pronto a metterci tutta la sua passione, la sua voglia di cambiare l'Italia.

Tutto straordinario, come previsto.

Chi non viene si tiene quello che c'è, ripete Pippo Civati.
Chi non viene non sa quel che si sta perdendo, direi io.

Il nostro tempo, forse, comincia da qui.
Che bello stare in mezzo a una piazza, anche se sotto il tendone fa un freddo cane.
Potrei raccontarvi di Rosy Bindi, che ha duettato con un fantastico Ale Siro Campi, dirvi che da amante della satira il pezzo che mi è piaciuto di più è stato quello di Staino e Makkox, che Giggino o' sindaco insieme a Ilda Curti ti fanno essere orgoglioso di essere italiano, della passione di Cristiana Alicata per noi "pazzi", di Francesco e Mila che ci spiegano come la riscossa del sud sia condizione necessaria per la riscossa di tutta l'Italia.
Potrei dirvi dell'apertura di Pippo Civati e Debora Serracchiani, che ci hanno detto un sacco di motivi  per cui è importante restare, e mille cose da fare per evitare di essere costretti ad andarcene.
Potrei dirvi molte altre cose, che però potete trovare sul liveblogging di Pietro Raffa, sulla diretta (professionale) di Repubblica.it, o anche in diretta streaming su Prossima Italia.

L'unica cosa che voglio dirvi, però, è che non è la stessa cosa, anche quando la diretta streaming funziona bene. La bella politica non passa solo per il cosa ma anche per il come. La bella politica è anche stare insieme. La bella politica è essere qui per ascoltare chi parla, che sia famoso o no, e non per stare in fondo a stringere alleanze o rinsaldare cordate.

Qui a Bologna c'è tutto questo. Si becca tanto freddo ai piedi, ma quel che si riscalda è il cuore.
Grazie a chi ha lavorato per tutto questo. Grazie a chi è qui, comunque la pensi.

Promesso: poi la smetto con la fine del mondo.

Però forse Camping aveva ragione: la fine del mondo c'è stata, ieri. Leggete qui.

PS: Dopo la Scili-Omega, oggi c'è la Civa-Alfa. Il nostro tempo.

venerdì 21 ottobre 2011

Finisse il mondo, domani si va a Bologna.

Ma come? Proprio oggi? A che ora?

E' la fine del mondo.
Peccato, ho lavorato tutta la settimana come un ciuco,  lo stato non è ancora fallito e il CNR mi ha fatto sapere che il 25 avrei dovuto riscuotere.
Sono stanco morto, non mi sono riposato un minuto per tutta la settimana, anche le partite della champions league l'ho viste a pezzi e bocconi, e mi sono pure sorbito un paio di riunioni del PD (per quanto interessanti).
Mi meritavo un bel weekend. Sarei pronto a partire per Bologna, con un po' di idee in testa e gli orecchi pronti ad ascoltare tante di buone idee.
Perché, come dice Pippo Civati, fare politica e divertirsi allo stesso tempo è possibile, per me è necessario.
Ma perché il mondo dovebbe finire proprio oggi? Domani potrebbe cominciare il nostro tempo.

Orgoglioso di essere toscano. E di avere come presidente Enrico Rossi

Vorrei già essere a Bologna, dare una mano, godermi anche i preparativi de "Il nostro tempo", ma invece tra impegni di lavoro e di Partito, sono stato tutto il giorno a Firenze.
C'era la Direzione Regionale del PD, e ci sono andato più per dovere, che per piacere. Chissà perché, sugli oltre duecento membri, questo dovere lo sentiamo in pochi...

Ma queste son quisquilie. Il fatto è che Enrico Rossi ha fatto un intervento di quelli che, secondo me, lasciano il segno. Un intervento che, nel mare agitato della politica nostrana, per me è una vera e propria bussola.

Come alcuni di voi sanno, cerco di prendere appunti alle direzioni e alle segreterie regionali, e poi li invio a chi è interessato. I miei appunti sconclusionati all'intervento di Enrico Rossi, invece, voglio metterli qui, come base di una riflessione comune.
Ringrazio il nostro presidente per avermi dato il placet, e spero di non aver travisato troppo.
Se vi interessa anche tutto il resto, scrivete a samuagos@gmail.com. Anche perché molti altri interventi sono stati veramente belli e interessanti.

Buona lettura e ricordate: sono solo i miei appunti sconclusionati (dal vivo era molto molto meglio).


Enrico Rossi: Rispondendo a chi mi critica di aver espresso pubblicamente le mie opinioni sul partito, non credo si possa impedire al Presidente della Regione Toscana di avere una opinione politica. Secondo me era opportuno esprimersi sul rinnovamento anche perché è plausibile che possano esserci presto le elezioni e secondo me se ne può discutere con serenità e in maniera collettiva. Credo che la segreteria nazionale sia balcanizzata, non sufficientemente forte, non sufficientemente rappresentativa, pur se composta da elementi di valore. La direzione nazionale è troppo grossa e non discute come si dovrebbe.
Credo che chi ha avuto direzione politica negli ultimi 15 anni abbia esaurito il suo ruolo e credo che il segretario nazionale debba promuovere il rinnovamento. Ho girato il mondo dei “giovani” e ho visto buona qualità all’Aquila, vado volentieri domenica da Civati a Bologna, e passerò anche da Renzi anche se ho l’idea che lì il gioco di squadra non ci sia. Secondo me questo rinnovamento è necessario quanto fisiologico. Alla mia età si ha anche il gusto di vedere a chi passare il testimone e vedo un sacco di gente in gamba, quindi non credo abbiamo problemi a promuovere il rinnovamento e non credo di danneggiare il partito se sollevo certo tema. Di certo questo argomento non deve essere usato come una clava: parlo di rinnovamento e non di rottamazione. Ad esempio, se chi ha avuto ruoli di direzione politica negli ultimi 15 è giusto che si occupi di altri, secondo me è giusto che ci siano poche eccezioni, convalidate dalla primarie, per i due o tre mandati parlamentari
In vista delle elezioni, è inutile negarlo, c'è sul tavolo il problema della nostra leadership. Per me il nostro candidato premier deve essere Bersani, e prima il partito decide su questo, meglio è.
I tagli alla Regione cambiano la natura della nostra presenza della Regione: dobbiamo essere consapevoli di questo. Dovremo essere capaci di essere più presenti in altro modo, perché possiamo contare su molte risorse in meno.
Ogni programma per un nuovo governo del Paese non può non partire dall’abbattimento del debito: mettiamoci dentro la patrimoniale, rivediamo le pensioni di anzianità, rimettiamo l’ICI, facciamo tutto questo perché la nottata non passerà. Per vincere le elezioni la prima cosa da dire chiaramente è questa: sacrifici equi e distribuiti per abbattere il debito pubblico.
Noi dobbiamo dire chiaramente che siamo la forza che vuol salvare il paese e rilanciarlo. Per uno scatto di questo tipo, per essere credibili, insieme a Bersani come candidato premier, ci vuole una classe dirigente rinnovata.

martedì 18 ottobre 2011

Il dovere di provarci (era il 5 febbraio e pare oggi).

Sabato e Domenica andremo a Bologna, perché è il nostro tempo.
Tra le idee da mettere in valigia c'è questa, che scrissi per Prossima Italia a febbraio.
Pare che l'abbia scritta ieri, ma oggi è ancora meglio, perché nel frattempo ci sono stati i referendum, le amministrative, le firme anti-porcellum.
E soprattutto, al modello Macerata, possiamo contrapporre il modello Molise.
Noi abbiamo la voglia di provarci (a vincere senza UDC). Ma anche chi non volesse provarci, sarà costretto a farlo, perché l'UDC non ci vuole (per fortuna).

Il dovere di provarci, era il 5 febbraio e pare oggi.

Da quando ho avuto modo di conoscerlo, ho sempre pensato che Francesco Costa è uno dei “miei preferiti”, uno di quei pochi che, quando li leggi, pensi che abbiano scritto le cose che pensavi anche tu, però messe in ordine, pensate meglio.
Oggi non è così, e non mi lascerò sfuggire l’occasione di provare a convincerlo, come egli stesso chiede. E magari, con Francesco Costa, possiamo provare a convincere molti dei nostri dirigenti che sul tema delle alleanze mostrano una forte distonia con i militanti e la nostra gente.
Francesco, sul post, fa un ragionamento semplice: anche se le elezioni andranno bene, con tre poli, la maggioranza al Senato non l’avremo comunque, allora tanto vale fare subito la grande alleanza, così la sottoponiamo al consenso degli elettori, siamo più chiari.
Per me non è così. Ecco un po’ di perché:
1) E’ un errore politico, perché abbiamo il dovere di provarci. Abbiamo il dovere, di fronte al Paese, di fare un programma chiaro, un programma riformista, con i nostri alleati naturali, di avere un nostro candidato premier. Se e solo se non avremo la maggioranza sulla nostra proposta politica siamo legittimati a fare una grande alleanza, da Fini a Vendola (provo a spiegarlo meglio al punto 4).
2) E’ un errore tattico, perché con la grande alleanza mettiamo piombo nelle ali del centrosinistra, e piombo nelle ali del terzo polo. Molti elettori di centrodestra delusi da B., se costretti a scegliere tra stare ancora con un B. invecchiato male, o un Fini antiberlusconiano alleato di Vendola, sceglieranno a malincuore la prima opzione. E’ un errore tattico anche perché, oltre a favorire l’antipolitica e l’astensionismo, una grande alleanza indurrebbe in molti elettori di sinistra a votare l’Unionciona turandosi il naso e, tanto per far vedere che la sinistra c’è, scivolerebbero dal PD a SEL. Così, più di tutti, ci perderebbe proprio l’unico Partito serio e di governo che c’è oggi in Italia, che (nonostante tutto) è sicuramente il PD.
3) E’ sconveniente dal punto di vista numerico: allearsi prima vuol dire vanificare il premio di maggioranza alla Camera e (e in parte anche al Senato). Il risultato è che avremmo meno deputati e senatori che sostengono l’eventuale governo di grandi intese, e soprattutto che avremo meno parlamentari del centrosinistra; avremmo, comunque una destra molto forte in Parlamento e, un giorno dopo che B. si leva di mezzo, nessuno ci garantisce che i deputati del terzo polo, in parte eletti grazie al nostro premio di maggioranza, non tornebbero ad allearsi con un PDL post-B., ovvero con i loro alleati naturali.
4) Per me non ha senso dire che se vogliamo fare una grande alleanza, da Fini a Vendola, dobbiamo prima chiederlo agli elettori, perché una grande alleanza ha senso se e solo se siamo una condizione di emergenza democratica. L’emergenza democratica ci sarà se (e solo se) dopo le elezioni non avremo una maggioranza chiara e solo allora, secondo me, siamo legittimati a dire ai nostri elettori: riduciamo il programma, cambiamo le regole, sistemiamo un po’ i conti e tra un paio di anni vi diamo la possibilità di scegliere tra un centrosinistra riformista di governo, ed un centrodestra moderato e liberale di governo, anzichè tra una ammucchiatona e una destra populista-velinara.
5) Infine, se per quanto sopra fare l’unionciona pre-elettorale è già sbagliato alle condizioni di oggi, invito Francesco (e tutti noi) a valutare uno scenario possibile: B. è costretto a lasciare perché le condizioni politiche, giudiziare o di salute lo costringono a farsi da parte. A quel punto, la vittoria alle elezioni, con tre poli, ce la giochiamo noi e il “terzo polo”, e PDL e Lega sarebbero relegati in terza posizione, come sarebbe in ogni Paese normale. Vogliamo rischiare di regalar loro uno spazio politico immenso, di dar loro l’esclusiva dell’opposizione?
Insomma, credo che noi dobbiamo chiedere (e fare) più politica e meno tattica, più programmi e meno alleanze. E stavolta la buona politica è anche tatticamente conveniente. Dobbiamo sempre per forza scegliere l’opzione Tafazzi? Convinti?

Chi se ne frega del Molise? Casini da non ripetere a livello nazionale...

C'è mancato poco.
E' colpa di Grillo.
E' colpa del fatto che non abbiamo fatto l'alleanza con l'UDC.

Ecco i tre commenti sulla difensiva che vanno per la maggiore.

Io invece direi:
a) se uno preferisce votare Grillo non fregandosene di lasciar vincere un plurinquisito di destra piuttosto che votare per noi qualche domanda dobbiamo farcela. Non è Grillo che ci ha fatto perdere, casomai è chi ha preferito votare per Grillo piuttosto che votare per noi che ci ha fatto perdere. Con questa gente dobbiamo parlare.

b) se nella regione di Di Pietro (senior), Di Pietro (senior) impone la candidatura di Di Pietro (junior), un po' dei delusi del centrodestra invece di votare per il centrosinistra vota Grillo, perché tanto "sono tutti uguali".

c) A fronte di 1505 voti che ci sono mancati per vincere, Grillo ne ha presi 10000, l'UDC 12000 (quanto partiti inesistenti altrove come ADC, Grande Sud, Alternativa-API) e altri nomi assurdi del genere. I non votanti sono stati 124000 (centoventiquattromila). Dove andreste voi a cercare di aumentare il nostro consenso? Io credo che, prima di tutto, con gli astenuti dobbiamo saper parlare.

d) Pippo sottolinea che, persino in Molise, rischiamo di vincere anche senza UDC, anzi con l'UDC alleato con il centrodestra. Secondo me, il modello Molise è perfetto perché ci insegna cosa è l'UDC. Situazione di partenza: alla sinistra un candidato moderato (provenienza DC, fino a due anni fa era di Forza Italia), alla destra un berluschino di provincia, plurinquisito, vecchio, al terzo mandato dopo due mandati deludenti. L'UDC può scegliere con chi stare. Dove va? A destra, ovviamente. Qual è l'unica condizione che ha posto? Che fosse levato il nome di Berlusconi dal simbolo. Pensate che a livello nazionale si comporterebbero diversamente? Poveri illusi. Allearsi con l'UDC è inutile, dannoso e, ad oggi, impossibile.

e) come spiega Stefano Catone, è una fortuna che l'UDC non ci voglia. Altrimenti rischieremmo di creare un processo iterativo di perdita di voti.

Er pelliccia: dalla galera al grande fratello?

Tutti volevamo sapere chi erano questi delinquenti che sabato hanno sfasciato mezza Roma.
Ecco, ora cominciano a spuntare fuori i nomi.
Il fatto è che per ora andranno in galera (forse), ma da come se ne parla, da come si conquistano le prime pagine dei giornali, mi viene l'impressione che dopo la galera li vedremo al Grande Fratello.

lunedì 17 ottobre 2011

Democrazia Visigota

Varese, Padania (?)

Vive les primaires citoyennes

Tra le frasi fatte che contengono falsi assiomi segnatevi queste:

Fare le primarie con doppio turno non ha senso, perché al ballottaggio non va a votare quasi nessuno.

Magari segnatevele sulla stessa pagina dove dovreste aver già scritto: le primarie vanno riservate agli iscritti, perché siamo gli unici nel mondo a fare primarie aperte.

domenica 16 ottobre 2011

Meno male che è finita male

Miro, su facebook, spiega benissimo che la violenza è sempre sbagliata, che non è forza ma debolezza. Pippo Civati, dopo aver fatto una magistrale descrizione della giornata di ieri, ci consiglia due articoli necessari da leggere.
Noi che condividevamo, o che comprendevamo le ragioni della protesta siamo qui, ancora scossi dalle immagini della giornata di ieri, ci chiediamo perché è successo, come è successo, chi sono questi imbecilli. E poco, appena un po', siamo confortati dalle belle immagini di ieri dei manifestanti che isolano e respingono i violenti.

Il fatto è che una giornata cominciata benissimo, con una sorprendente dichiarazione di Mario Draghi, avrebbe costretto tutti, da sinistra a destra, a riflettere, cercare di capire, offrire risposte. Avrebbe costretto la politica a fare la Politica.

Invece no: un migliaio di imbecilli a spaccare tutto, giovani poliziotti e carabinieri senza regia che provano a mettere una toppa, Roma unica città al mondo a ferro e fuoco, l'assoluta incapacità di Maroni e La Russa, ci hanno messo al riparo da tutto questo. Tutto brucia, niente cambia.

Meno male che è finita male, hanno pensato i dichiaratori di professione (come li chiama Pippo).
Meno male che è finita male, hanno pensato i 316 che han votato la fiducia venerdì.
Meno male che è finita male, hanno pensato i nuovi viceministri e sottosegretari, mentre brindavano alla loro nomina.
Meno male che è finita male, hanno pensato tutti quelli che sfruttano questo paese, che non pagano le tasse, o aspettano un nuovo condono, o si godono la loro falsa pensione di invalidità, o i proventi della loro illegittima resa di posizione.
Meno male che è finita male, hanno pensato i soliti soloni, i dinosauri, i gerontocrati.
Meno male che è finita male, oggi c'è un bel sole, il mondo cambia e l'Italia, invece, è sempre quella di ieri.

venerdì 14 ottobre 2011

Dalle Frattocchie a Bologna

Estate 1989. Conobbi tanti ragazzi straordinari alle Frattocchie. Tra di essi, Andrea di Perugia: ancora oggi ci consideriamo come fratelli, anche se ci vediamo di rado.
Son cambiate un sacco di cose, dal Muro di Berlino in giù. L'abbiamo sempre pensata in modo molto simile, ma spesso abbiamo fatto scelte diverse, dal 1989 (Andrea con Occhetto, io con Ingrao), al 2009 (Andrea con Bersani, io con Marino).
Oggi, Andrea mi ha fatto l'onore della sua presenza e, davanti a un ottimo riso nero in riva all'Arno, abbiamo convenuto che, anche se in 20 anni cambiano molte cose, alcune non devono cambiare mai:
a) forse essere cinici è utile in politica, ma non è necessario essere stronzi per fare politica;
b) la politica è appassionante, ma non deve mai essere totalizzante; la politica dovrebbe servire a rendere migliore tutto il resto, che è la vita vera;
c) che in politica bisogna essere leali con tutti, ma non bisogna essere fedeli a nessun capo;
d) che le correnti dovrebbero lasciare spazio alle idee.

Con questi quattro punti fermi, e con un sacco di idee per cambiare il Paese, il 22 e 23 settembre, il Tosco e il Frego saranno a Bologna.
Chi non viene si tiene quello che c'è.

316

Soprattutto a quella in Parlamento.
PS: alla maggioranza parlamentare, ai radicali, e a chi li ha portati in parlamento nelle liste PD.

Il premio partita

Avete presente quelle partite di calcio speciali, in cui il presidente entra negli spogliatoi e dice: "Se vinciamo oggi, avrete un premio partita speciale?"
Presidente, motivi le sue truppe con il suo argomento preferito. Finché dura.

giovedì 13 ottobre 2011

Radi...che?

Ora si può anche capire il "famolo strano" a tutti i costi, ma che ci fanno questi cinque poveretti in cerca di visibilità ad ascoltare il dimissionando?
E soprattutto, in cosa sarebbero radicali? Hanno messo radici sulle seggiole del Parlamento?

P.S: per gli smemorati. Un'altra eredità del "corriamo da soli", ma non troppo.

mercoledì 12 ottobre 2011

Quanto costa una telefonata?

La scilipotiade continua. Vi segnalo questa imperdibile intervista al neo-rottamatore Scilipoti. A proposito, sarà questa l'ospite a sorpresa del big-bang di Renzi? O vorrà venire a Bologna?
Rin-no-va-re, Rin-no-va-re. O se no, se volete il suo voto, fategli una telefonata, vedrete che risponde. Anche se ho l'impressione che, indipentemente dal vantaggioso contratto che avete, sarà una telefonata che costa molto cara.

Un po' come Scajola che, dopo tre ore dopo di colloquio con l'amico B., non ha votato. Perché? Era scoperto?

martedì 11 ottobre 2011

Per favore qualcuno stacchi la spina.

Il Governo è clinicamente morto. E che sia chiaro, nessuna donazione di organi, il Paese avrebbe una grossa, grossissima, crisi di rigetto.

Il Paradiso (non) può attendere

Messa a Livorno il 26 di Dicembre. Il prete spiega che "Santo Stefano, per seguire l'esempio di Gesù, ci tirò il calzino".
Quindi a Livorno non ci si meraviglia di nulla. Nemmeno di Padre Nike, che comincia a celebrare un matrimonio senza la sposa.
Noi del larigiano invece ci si preoccupa quando escono questi personaggi, perché ci piace pensare che il prete più ganzo, più controcorrente, più bravo (e più di sinistra), sia Don Armando. E guai a chi insidia il suo primato.

lunedì 10 ottobre 2011

O un chicco o una menata (in medio stat virtus)

Avanti, Ministro, continui così.
Nella titanica impresa di cancellare la figura meschina rimediata con il famoso tunnel Ginevra-Gran Sasso, il ministro Gelmini ne tira fuori due altrettanto pessime.
"So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel. Bastava mettere quella parola tra virgolette e aggiungere tecnologico, "il "tunnel tecnologico" dentro il quale sono viaggiati i neutrini"
Sul tunnel tecnologico rimango senza parole, ma sul fatto che la Ministra abbia visitato il CERN e non abbia visto nessun tunnel..."ma che cavolo di CERN ha visitato?", si chiede Francesco (da Pisa e da Rotterdam, per dirla alla Frizzi).
Che qualcuno le spieghi, una volta per tutte, che non esiste un tunnel di 750 km da Ginevra al Gran Sasso, ma che un tunnel di 27 km c'è.

PS per la ministra: tante volte dovesse fare un nuovo comunicato, il tunnel non porta da nessuna parte perché è circolare, le particelle lo percorrono a velocità folle senza incappare nell'autovelox e sono capaci di fare la curva anche senza volante o manubrio. Gli scontri tra particelle non sono dovuti né alla loro eccessiva velocità, né a guida in stato di ebbrezza. Le particelle blu non possono viaggiare su corsie preferenziali.

domenica 9 ottobre 2011

La zuppa di cavolo

Se venite in Toscana, potranno chiamarla ribollita, minestra di pane, o in altri cento modi. Dalle mie parti si chiama zuppa di cavolo, perché si fa nella versione più pura (niente zucchini, patate o piselli, per capirsi).
Per me la zuppa di cavolo non è solo l'unica ricetta che la mia mamma sia capace di fare bene, è l'esempio di quanto conti la manodopera più degli ingredienti, è una cosa che porti in tavola dicendo: ecco, questa cosa l'ho fatta per dimostrarvi che vi voglio bene e sono contento di pranzare con voi.
Oggi, tra la cecìna di Monica per antipasto e la gara di bistecche tra i due macellai di Lari (il Ceccotti che sarà per sempre il mio preferito, e Davide, che a sentire Damiano poteva competere alla pari), abbiamo mangiato la zuppa di cavolo. Chi non c'era non sa cosa si è perso, chi c'era avrà pensato, come me, che il tempo corre quando si sta veramente bene.

PS: la zuppa di cavolo io la faccio così. Un abbondante soffritto di cipolla, carota e sedano in olio extravergine di oliva, nel quale si fa appassire il cavolo (l'ideale è il cavolo nero, un po' strinato dal freddo invernale, ma si può fare anche con il cavolo cappuccio o il cavolo verza in questa stagione) per un'ora abbondante. Parallelamente si lessano i fagioli (io ci metto solo sale, aglio e salvia). Poi si passano i fagioli con l'acqua di cottura (o si frullano con un frullatore a immersione, unica variante concessa dalla modernità), si butta il brodo di fagioli nel pentolone con il cavolo stufato nel soffritto e si cuoce tutto insieme per un'altra ora abbondante (più si cuoce, meglio è). Per dare un po' di colore ci si mette un po' di concentrato di pomodoro.
Si taglia a fette sottili il pane toscano (sciapo) posato, si inzuppa con il brodo e si lascia riposare per una mezz'ora. La morte sua sono un po' di olio a crudo e uno spicchio di cipolla cruda. I fiorentini la chiamano ribollita perché dopo avere inzuppato il pane con il brodo rimettono tutto sul fuoco e fanno ribollire il composto: per me è un'aberrazione, ma il risultato è comunque buono.

sabato 8 ottobre 2011

Contro natura?

Cos'è contro natura?
La mia professoressa di paleontologia mi spiegò che la natura di un uomo sarebbe di uccidere tutti gli uomini e fecondare (violentare) tutte le donne che trova sulla sua strada, per cui a me non piace comportarmi secondo natura. Forse è meglio comportarsi civilmente che naturalmente.
Comunque ammesso e non concesso che dobbiamo comportarci secondo natura, caro Monsignor Babini, molti animali hanno comportamenti omosessuali, quindi praticare l'omosessualità non è contro natura.

E comunque, anche ignorando tutto quanto sopra, cosa è più secondo natura secondo voi?
1) Innamorarsi di una persona del nostro stesso sesso, costruire un progetto di vita con lui/lei, volerlo/a sposare, magari adottare dei figli e crescerli.
2) Avere più di 70 anni, procurarsi erezioni artificiali, e fare sesso con bambine di meno di 18 anni.

venerdì 7 ottobre 2011

La pago io o la paghi te?

Siamo in tre gatti ad ascoltare l'on. Gatti a Capannoli e ci chiediamo chi pagherà la crisi.
Domenica, con Monica, s'è mangiato bene a Montepiano di Vernio, in un posto di cui non faccio il nome (Ca' del Setta). Su un divanetto faceva bella mostra di se "Libero".
Quando paghiamo il conto, chiedo la ricevuta fiscale. Il signore, gentilmente, prova a buttarla in corner: "bigliettino o ricevuta fiscale?". Mi spiego meglio: "ricevuta FISCALE, lo vogliamo aiutare o no questo Governo ad affrontare la crisi?"
Il signore apre un cassetto, prende il quadernino delle ricevute fiscali, ci leva le ragnatele e mi fa la ricevuta. Secondo voi avrà sentito il peso dell'aumento dell'IVA?
Certa gente potrà anche votare il Partito della Gnocca, ma la crisi non la pagherà mai.

Siamo alla fine. C'ho le prove.

Si sa, siamo in piena decadenza.
Ma stavolta il tramonto di B. è davvero vicino.
Le prove? Non sono Scajola (berlusconiano a sua insaputa?) e Pisanu che stanno per saltare giù dal Titanic, bensì il nuovo nome pensato per il PDL: Forza Gnocca.
Vedete, non sa più nemmeno promettere, oramai è solo un vecchio maiale, pensa solo a una cosa.
Il vero B. di un tempo, quello bravo a far sognare, avrebbe detto, come si dice da sempre in quel di Lari, faccio il partito della colomba, dove si mangia, si beve e si tr... .
Invece, no, solo una cosa gli è rimasta in testa.

Il numero uno

Come si comincia un blog nel 2011?
Inevitabilmente in medias res.
Però mi piace cominciare con il racconto che mi ha dedicato Stella per il mio compleanno dei 40 anni. Perché è molto bello, e perché mi piace pensare che resterò sempre così.


Samuele e la rivoluzione del ciliegio


Sono passati tanti anni da quando un piccolo idealista ribelle, per sfuggire all'autorità cieca e sorda di un adulto che non sentiva ragioni, trascorse una mezza giornata abbarbicato sui rami di un albero, il più alto e il più bello del nostro giardino. Era un ciliegio che, ogni anno, sapeva accogliere sui suoi rami noi bambini per le merende più dolci tra la fine di maggio e l'inizio di giugno. Quel giorno però quell'albero, senza firoi e senza frutti, fu qualcosa di più: fu il simbolo di un piccolo uomo che non aveva intenzione di piegarsi al comando di un grande finché non avesse ottenuto di poter dire la sua fino in fondo.
Allora i rami nudi del grande albero furono riparo e protezione per quel bambino che, da lassù, poteva anche rivolgersi ai grandi di sotto con maggiore forza.
E contro la rabbia del grande che gridava "scendi subito" il piccolo uomo replicava con ragionato coraggio: "nemmeno per sogno, altrimenti mi picchi; se mi vuoi, sali tu.." E così trascorse una mezza giornata, in trattative estenuanti che io seguii spostandomi da una finestra all'altra della casa, sperando che il piccolo uomo la spuntasse. Non mi ricordo davvero come andò a finire quel giorno. Di sicuro, però, tutti sapemmo, grandi e piccini, che le ragioni di Samuele non sarebbero mai state messe a tacere. E che la sua voce si sarebbe fatta sentire, sempre e comunque. 
E se oggi, che compie gli anni, non mi avesse chiesto in regalo lo stesso albero di allora, forse non mi sarei ricordata di quel piccolo idealista ribelle che per un giorno, a casa nostra, condusse da solo la "rivoluzione del ciliegio".